Michael Mann. Creatore di immagini
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5 Agosto 2022
Leggere un albo illustrato, da adulti, è un’esperienza particolare e talvolta spiazzante. Ma gli albi con figure non sono quelli che si scrivono per i bambini? Proprio no.
Abbandonata man mano l’età dell’innocenza, a meno che non si sia artisti, illustratori, fotografi, designer, grafici…, si ha spesso sempre meno tempo e predisposizione a leggere le immagini che ci circondano e a immergersi nei loro significati. Nel mondo così tanto “scenografico” in cui viviamo, così denso di colori, di sfumature, di immagini, vi è, in modo incredibilmente paradossale, una certa distanza tra i nostri occhi di “adulti” e l’universo del visuale che ci circonda. È come essere dentro una bolla – in questo caso fatta di immagini – ma esserne del tutto o quasi inconsapevoli.
L’alfabetizzazione visiva oggi è un percorso molto complesso proprio perché la maggior parte di noi abbandona il linguaggio delle immagini e la sua espressività dopo l’infanzia per concentrarsi sulla lettura dei testi e delle parole, in maniera, anche qui, più o meno consapevole. È capitato più volte di osservare persone imbattersi, ad esempio, nei silent book, cioè in libri senza parole, che affidano il racconto esclusivamente alle immagini. Oppure di vedere chi resta evidentemente spiazzato da libri con illustrazioni complesse costruite su chiaroscuri, contrasti, pieni e vuoti, o su immagini che sembrano confondere la narrazione. Capita poi molto spesso di cimentarsi con illustrazioni apparentemente scarne o essenziali (ai limiti dell’astrazione), con non poche difficoltà che passano anche da una sorta di ansia da prestazione del “sarò in grado di comprendere?”, “troppo complesso per me…”.
Nella densa vastità di forme di narrazione, gli albi illustrati rappresentano molteplici mondi, spesso controversi, spesso “sovversivi” rispetto a ciò che ci si potrebbe aspettare e a ciò che – appunto – ci si potrebbe immaginare. Riprendendo l’articolo Una Immagine di Giulia Mirandola nel n. 2 della rivista «Quarantotto», il punto è che gli interrogativi che ci poniamo dinanzi a cosa vediamo scaturiscono da un punto comune a tutti che è il gesto di guardare. Ma non altrettanto comune è il punto di vista. Si guarda in base al proprio personale punto di vista e in base alla propria esperienza e probabilmente anche per questo, da adulti, riusciamo molto meno rispetto ai più piccoli a entrare nelle immagini, spogliandoci delle nostre sovrastrutture.
Ci sono pagine cariche di immagini e di colori, e pagine in cui, invece, gli elementi visivi sono davvero pochi. Ma non è detto che in queste, nonostante l’essenzialità dei segni, ci siano poche cose da dire, da leggere o da interpretare. In una sorta di esperimento di immaginAzione, abbiamo incontrato, un paio di anni fa, un gruppo di adulti che si sono cimentati con le immagini degli albi illustrati. È stato proprio in questa occasione che le stesse immagini hanno innescato meccanismi capaci di esprimere non solo percezioni visive, ma anche uditive e tattili, oltre a rievocare emozioni e ricordi, influendo sul vissuto emozionale. Lo stupore in merito al fatto che questa categoria particolare di libri fosse adatta e, anzi, consigliata anche a un pubblico adulto, ha reso le nostre certezze ancora più solide in fatto di utilizzo degli albi illustrati come mezzo per veicolare non solo narrazioni ma anche nuove modalità di fruizione e di osservazione del mondo, della storia, del presente e del futuro, di interazione tra generazioni.
Con i bambini forse è più facile lanciarsi in questi viaggi di senso, interpretazione e libertà. Più difficoltoso con gli adulti, ma non impossibile: occorre abbandonarsi e dimenticare, anche solo per poco, tutte le costruzioni e tutte le certezze per essere pronti a mettersi in gioco, perché, a prescindere dalla forma in cui si presentano e dal loro contenuto, questi libri sono portatori di significati muovendosi su piani semantici e anche filosofici che, per le ricadute emotive, creative e formative, vale davvero la pena di conoscere, indagare e comprendere.