La Scuola Ombre Meridiane partner del Festival N*Stories
25 Ottobre 2022Card Ombre Meridiane 2023
25 Novembre 2022L’occasione
Futuri architetti e designer alla scoperta di Matera: questo è accaduto qualche giorno fa con un gruppo di studenti della Facoltà di Architettura della Université Libre di Bruxelles che, approdati per la prima volta nella Città dei Sassi, si sono persi piacevolmente tra le sue strade cariche di suggestioni addentrandosi nei quartieri più decentrati, nei rioni solitamente al di fuori dalle rotte dei visitatori.
L’università sta conducendo una ricerca dal titolo “MicroMegaLab”, focalizzata sullo studio di alcuni contesti urbani selezionati partendo dall’analisi delle mappe del territorio, per poi passare all’approfondimento dei processi di nascita e sviluppo delle città, dell’evoluzione del loro paesaggio e delle loro architetture in relazione all’ambito sociale, antropologico e culturale, in particolare cinematografico. Ed è proprio di cinema e di patrimonio che abbiamo parlato con gli studenti, accogliendo anche la testimonianza di Antonio Rubino, guida turistica, studioso di cinema e territorio.
A fine ottobre, le aule della Scuola Ombre Meridiane hanno ospitato l’incontro con la delegazione della Université Libre di Bruxelles, che ha avuto come focus il rapporto tra Matera e il cinema a partire sia dalle produzioni che scelgono la città come set sia dai progetti culturali che si concentrano sui linguaggi visuali.
Il percorso storico vissuto da Matera è presente nella coscienza della comunità che ha acquisito, soprattutto nell’ultimo ventennio, una consapevolezza diversa rispetto all’importanza dei valori fondanti, superando quel racconto dolente, malinconico e dimesso alla base delle principali narrazioni del territorio.
Testimone di questo lungo cammino è il cinema, oggetto di attenzione privilegiata da parte del gruppo di ricerca della Université Libre di Bruxelles. La Scuola Ombre Meridiane ha partecipato attivamente alle riflessioni emerse all’interno del dipartimento universitario belga, con Ivan Moliterni e Mariangela Tantone che hanno alimentato il dibattito sul tema.
La città che ha cambiato il cinema
Un aspetto importante che, da solo, può mettere in moto diverse riflessioni riguarda il cambiamento della città prodotto dal cinema, questione particolarmente complessa. Di certo, attraverso le immagini che hanno raccontato Matera dalla fine degli anni Quaranta del Novecento in poi (con una breve anticipazione nel decennio precedente), è possibile ricostruire il percorso di crescita del tessuto urbano e architettonico, in particolare negli antichi Rioni Sassi che, per ovvie ragioni, proprio a partire dal secondo dopoguerra hanno registrato la presenza preponderante e continua delle produzioni cinematografiche. I film hanno seguito le orme delle vicende storiche di Matera, diventate in seguito vicende nazionali e internazionali (dalle leggi speciali al problema sociale, dalla progressiva nascita dei quartieri moderni fino ai dibattiti culturali), aprendo lo sguardo sull’evoluzione urbanistica e sulle mutazioni geografiche attraverso le epoche. Eppure, ribaltando la domanda (da “come il cinema ha cambiato la città?” a “come la città ha cambiato il cinema?”), la centralità culturale del fenomeno consiste proprio in questo, nel ruolo da protagonista ricoperto da un luogo come Matera che, ben presto, è stata riconosciuta come capofila di fatti meridionali rivoluzionari. E allora, senza registrare passivamente l’approdo dei set dall’esterno ma dimostrando di essere soggetto attivo e proponente, la città ha offerto al cinema una geografia urbana e naturale capace di far esplodere la longevità della Storia, la costanza dell’opera umana, quella vita e quel mondo che servivano (e servono) al cinema per ricrearsi nell’immaginario, per rigenerarsi oltre i generi, per sedimentarsi non solo come insieme di trame e percorsi narrativi, ma anche e soprattutto come immagini. Come immagini vissute dal tempo.
Così, per un imprevedibile ribaltamento dei poli, il cinema realizzato a stretto contatto con questo fatto meridionale rivoluzionario ha trovato a Matera uno spazio al quale adattarsi (e al quale adattare i racconti, le immagini), proprio perché la città è stata in grado di proporre l’antico che finisce per essere inedito, la Storia del passato e del presente che può animare qualsiasi film del futuro (in costume, religioso, etnografico e antropologico, drammatico, di commedia, di azione, ecc.), come del resto è accaduto.
No Time to Die di Cary Fukunaga (2021), ultimo capitolo della saga bondiana, può coesistere con Il lato grottesco della vita di Federica Di Giacomo (2006), Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini (1964) con Il sole anche di notte di Paolo e Vittorio Taviani (1990), Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato di Carlo Lizzani (1949) con La lupa di Alberto Lattuada (1953) e Anni ruggenti di Luigi Zampa (1962), L’uomo delle stelle di Giuseppe Tornatore (1995) con Cristo si è fermato a Eboli di Francesco Rosi (1979) e Veloce come il vento di Matteo Rovere (2016). Questa coabitazione può avvenire perché c’è qualcosa al di sopra (e prima) che la rende possibile, qualcosa che conserva uno spirito universale, duraturo, originale, che è sia antropizzata sia incontaminata, quindi conforme a ogni immagine. Una città che, appunto, cambia il cinema.
Prospettive
Il dibattito emerso durante l’incontro con la Université Libre di Bruxelles e la presenza stessa di questo polo accademico di ricerca sul campo dimostrano come Matera non abbia mai esaurito il proprio potenziale narrativo, la propria energia storica, il proprio magnetismo culturale alimentato dal proliferare di aree autonome di produzione del sapere e dell’arte in un circuito economico.
La prospettiva futura, perciò, si basa su questo presupposto: da essere oggetto di attenzione antropologica da parte del cinema degli anni Quaranta per lo stato e la situazione dei Sassi, Matera è diventata oggi uno snodo strategico di prodotti culturali, anche cinematografici, che alimentano l’economia della conoscenza e attraggono nuovi studi, nuove ricerche, nuovi orizzonti meridiani.